– Dunque da dove cominciamo? – chiese Vincenzo.
– Da dove cominciamo? – faceva eco Ada con aria perplessa alludendo ai grossi volumi di Abraham rilegati in brossura blu il cui primo tomo stava posato sulle ginocchia di Vincenzo, stravaccato su una delle due poltrone del suo salotto-studio, mentre il secondo giaceva aperto sul tavolino. Il nostro amico abbandonando le spalle sullo schienale mi dava l'impressione di voler prenderne le distanze.
Che peso quell'incertezza.
– Che ne pensi Rodolfo? Anche tu arricci la bocca.
Credo che in quel momento stessi dondolandomi su uno sgabello a vite più o meno equidistante dalla poltrona di Vincenzo e da quella di Ada. Ho sempre avuto la passione per i sedili girevoli che assicurano con brevi piroette un po’di piacere elementare buono per ogni occasione. Richiesto così direttamente di un parere mi dichiaravo scettico sulla nostra possibilità di leggere i testi nonché di assimilarli. L'esame all’Istituto era fissato per venerdì ed eravamo a martedì. Al massimo si poteva leggere qualche saggio, insufficiente a farsi una chiara idea del pensatore e soprattutto del clinico.