Nel Battito nel Colibrì - 8899291268

Autore : Giuseppe Turchi
Anno di produzione : 2016
Casa Editrice : Edizioni La Gru
Genere letterario : Narrativa - Drammatico filosofico
Formato : Cartaceo




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PROLOGO


Spazio e Tempo vennero al mondo assieme a lui nell’attimo di uno scintillio. Un’esperienza neonata, ma già segnata nei suoi confini: in quel luccichio, tanto insignificante a un primo sguardo, prese corpo l’intera esistenza di un uomo.
Ma come lo Spazio ebbe le sue dimensioni, il Tempo stesso subito si tripartì e i suoi vassalli si fecero custodi di una vita. Tre entità incaricate di tenere una traccia, un segno, per impedire all’oblio di divorare la nuova e miracolosa creazione. Tre entità depositarie di ogni attimo vissuto, protese verso l’eternità.
Non nacquero con la consapevolezza d’esser più di una semplice anfora da riempire con tutto il fiume della Coscienza. La Coscienza era costituita da loro, e loro erano il Tempo.


1. KOSMOS

E all’improvviso… furono.
Si ritrovarono assieme, impauriti e spaesati come cuccioli sotto la pioggia. Sulle loro facce attonite erano stampate le espressioni tipiche di chi non conosce il motivo della propria esistenza.
Erano tre manichini, dai contorni appena abbozzati, identici sotto ogni aspetto. Avevano solo occhi, naso e bocca, e giacevano sul pavimento di uno stanzone completamente bianco, un bianco che faceva perdere il senso dello spazio e delle proporzioni.
Eppure loro stessi facevano parte di una dimensione a sé stante, rientravano in qualcosa di così grande che difficilmente poteva essere spiegato a parole.
Giacevano dunque su questo etereo pavimento, inerti e informi, riempiti di vuoto. Li liberò da quell’insopportabile stasi una flebile corrente di vento che li plasmò, donando loro uno stato d’essere e un perché.
Presente, Passato e Domani: questi erano i loro nomi.
Vincolati da una forza primordiale e inscindibile, essi rappresentavano un Tempo nel Tempo dove tutto ciò che accadeva ne condizionava il pensiero e le azioni.
Nello stanzone apparve poi un’apertura nel pavimento, simile a una bolla. Questa si spostava senza sosta, muovendosi nello spazio ma anche direttamente nelle loro teste e mostrando loro gli eventi di un mondo diverso.
Erano soli, persi nel bianco e relegati al destino di spettatori, tant’è che per non impazzire divennero amici. Oppure presero consapevolezza di esserlo sempre stati.
Passato era il più grande di statura, vestiva con un gessato decisamente retrò e non amava la confusione.
Presente aveva le sembianze di un ragazzino di quattordici anni, indossava un pigiama multicolore che mutava di continuo d’aspetto, quasi fosse di materia vivente.
Infine, Domani era quello che più di tutti aveva mantenuto le sembianze originali, perdendo addirittura qualcosa. Infatti non aveva più bocca né occhi né naso; era una figura neutra, appena distinguibile dallo sfondo e fastidiosamente vibrante.
All’inizio il più triste dei tre era proprio Domani. Se ne stava spesso in disparte a rimuginare sul fatto di non avere forma, tormentato dal vuoto più assoluto che si portava dentro.
Passato e Presente non erano in grado di aiutarlo: sostenuti appena dalla consapevolezza di se stessi, come potevano risolvere i problemi di un’entità che forse nemmeno esisteva?
Presente poi era il più strano di tutti: risentiva per primo degli eventi della bolla e spesso dalle sue guance scivolavano, solitarie e senza dolore, un paio di lacrime.
Quelle perle cadevano e basta, e per ognuna di esse un capello di Passato si faceva subito bianco.
Ma quello era il principio e nessuno se ne accorse.
«Mi spiace addossarti tutti questi miei pianti, ma non li controllo e, a essere sincero, non li capisco» si scusava ogni tanto il ragazzino.
Passato gli stava accanto e lo teneva tra le braccia.
«Non angustiarti, fratello mio. Prima o poi capiremo. Vorrei invece fare qualcosa per Domani.»
La figura indistinta si voltò e sembrò fissarli, nonostante fosse senza occhi, poi disse: «Non riuscite nemmeno a immaginare ciò che mi strazia».
Presente gli si avvicinò cauto: «Dacci il tempo di trovare una soluzione».
Domani si girò faccia al muro e domandò: «Come posso darti il tempo, se siamo noi il Tempo?».

Il romanzo è una sorta di analisi psicologica delle dimensioni temporali della persona. In particolare, concentra l’attenzione sugli effetti deleteri di un passato sofferto e non del tutto accettato. Il personaggio di Presente è la metafora dell’operosità umana, la quale non può fare a meno degli insegnamenti del passato e delle speranze del futuro. Il viaggio analizza l’importanza dell’amore e degli amici, cioè del bisogno naturale e intrinseco di relazioni profonde e sincere che si rivelano necessarie per la difficile transizione dall'infanzia all'età adulta, per il superamento delle proprie contraddizioni, per l’accettazione dell’altro.