L'albero dei miracoli

Autore : VITTORIO DI RUOCCO
Anno di produzione : 2014
Casa Editrice : Homo Scrivens
Genere letterario : Narrativa-romanzi - Storico
Formato : Cartaceo
Quarta di copertina
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POSTFAZIONE


In una società permissiva, tollerante, fondamentalmente edonistica, tutta protesa al conseguimento del benessere materiale, a scapito dei valori tradizionali, qual è la nostra, il romanzo di Vittorio Di Ruocco mira essenzialmente, attraverso la rivisitazione memoriale del passato e l’adesione ai problemi del nostro tempo, a recuperare tali valori che sembrano ormai tramontati, per cui lo scritto costituisce un punto di riferimento per tutti coloro che nell’intimo delle loro coscienze, anche se allo stato latente, credono ancora in essi.
L’autore, infatti, alieno da mode che indulgono ad un avanguardismo pseudo-letterario, tipico di un certo facile e convenzionale conformismo politico, estetico ed etico, di un mondo culturale, nel quale non sempre si riconosce, si prefigge di raggiungere, attraverso la suggestione della parola poetica, gli animi più sensibili e di lasciare in essi una traccia indelebile.
Del resto qual è la finalità di uno scrittore? Quella di comunicare, trasmettere agli altri le proprie emozioni e suscitare in loro sentimenti coinvolgenti.
Anche se, in sostanza, si avverte nell’opera una tendenza – del resto non molto accentuata – all’autobiografismo, sentito da un lato come lettura della memoria che tende a richiamare alla mente episodi del passato, dall’altro come esplorazione dell’animo che mira a riportare alla luce quanto si annida nel profondo del cuore – emozioni, sogni, speranze, illusioni, rimpianti –, Vittorio Di Ruocco, sensibile ai problemi sociali, testimone attento della realtà circostante – un “orrendo formicaio di sfaceli”, per dirla con Elsa Morante nell’Isola di Arturo –, trova la sua più vera ispirazione nella contemplazione degli affetti familiari, nella descrizione del paesaggio naturale, nella consapevolezza del disagio esistenziale, motivi questi che ad altri potrebbero apparire ovvi, ma che, invece, attraverso il prisma miracoloso dell’arte, per lui acquistano valore e rilievo.
Altro tema dominante, al di là di valutazioni antropologiche o psico-analitiche, è la passione amorosa espressa sotto sfaccettature diverse, ora come sentimento puro e profondo, anche nei suoi slanci travolgenti, che resiste ad ogni limite di spazio e di tempo, ora come sentimento totalizzante che avvince i sensi, provocando sublimi sensazioni, ora come pena intima; ad esso si associa quello del paesaggio naturale umido, nebbioso, uggioso, cupo, spesso innevato di Novara e delle zone limitrofe della Bassa Padana cui si contrappone, quasi a sottolineare la differenza di clima tra nord e sud, quello nitido, solare lussureggiante della Campania Felix, con i centri di Salerno, Paestum, Agropoli, Amalfi, Positano, Ercolano, suggestivi per le bellezze naturali e per i reperti archeologici.
Nel romanzo, dalla solida struttura architettonica, viene narrata un’avvincente storia d’amore, ricca di movimento e di pathos, che ha come protagonisti Chiara e Marco, che, conosciutisi ai tempi del Liceo a Salerno e separatisi per lungo tempo, per il trasferimento del padre di Marco a Perugia, per un gioco del destino, sempre bizzarro e imprevedibile, s’incontrano a Novara, dove Chiara insegna Latino e Greco al Liceo cittadino e Marco, laureatosi in Ingegneria, lavora in un’azienda novarese. I due si confessano il loro amore, mai sopito nel corso degli anni, coronato, dopo vicende alterne, dal matrimonio celebrato nel Duomo di Salerno e dalla nascita del piccolo Vittorio.
Non mancano altri motivi quali la solitudine esistenziale, il senso della caducità della vita con l’insistente richiamo alla morte – Mors ultima linea rerum est (Orazio, Epistole) – e con l’invito a vivere meglio, aprendosi alla filantropia, all’amore verso il prossimo. E ancora, il ruolo della famiglia come fondamento della compagine sociale, come centro da cui si diramano i più svariati legami sociali, quale quello dell’amicizia, tutti resi con efficacia e passionalità.
Un rilievo particolare, oltre alla descrizione accurata e dettagliata degli ambienti, viene dato ai vari personaggi, sia maschili che femminili, che, ben caratterizzati e fondamentali nello sviluppo della narrazione, vivono tutti insieme, indispensabili l’uno all’altro, in un rapporto vicendevole, circolare.
Essi sono colti nei loro tratti essenziali, nei loro pregi e difetti, nei loro gesti, nelle loro azioni, nelle loro convinzioni politiche, in sostanza nel loro status ambientale, sociale e politico e si determinano nel corso della rappresentazione, in base ad un gesto, ad una battuta, una parola.
Tra i personaggi maschili, accanto alla figura di Luca, il fidanzato di Valeria, cugina di Chiara, giovane dinamico e spigliato, emerge soprattutto quella di Vincenzo, padre di Chiara, amante della musica, dell’arte, della politica, tendenzialmente di sinistra, che poi sconfessa di fronte ai vari casi di malcostume, ma soprattutto della famiglia. Tra quelli femminili di rilievo per incisività e brio sono quelli di Anna e Michela, rispettivamente zia e madre di Chiara, colti nella mobilità della loro natura, senso della famiglia, solidarietà, collaborazione.
Non mancano, altresì, nella parte conclusiva, pagine di carattere squisitamente esoterico, che investono la sfera dell’occulto, del paranormale, pervase da uno spirito religioso straordinario e da una fiducia in Dio, nella cui protezione i due giovani Marco e Chiara confidano. È la chiave di volta del romanzo che suggella la felicità dei due sposi che, preoccupati per la malferma salute del piccolo Vittorio e, da parte di Chiara, per lo stato depressivo del marito, triste per la morte, in seguito ad un incidente stradale, del padre e del fratello, si recano alla radura del Bosco sacro e trovano l’Albero dei Miracoli, una quercia gigantesca, ponendo fine alle loro traversie con la preghiera e con la consapevolezza della protezione divina.
Per quanto concerne il registro linguistico, la narrazione si sviluppa in forma stringata e lineare, organica e coerente, rendendo in pieno i vari “moti del cuore”, quando prende in esame i fatti prettamente psicologici e quelli del mondo degli affetti.
Il “modus narrandi”, che quindi, non è asettico ed impersonale, si potrebbe, invece, definire passionale, in quanto lo scrittore partecipa vivamente alle vicende che narra, per cui si può dire che egli più che narrare i fatti, preferisce scavare nell’animo per trovare le molle da cui scaturiscono i fatti stessi.
Dall’insieme si evince come nell’autore, sensibile, anche per la sua attività professionale, verso ogni aspetto della vita, ci sia una partecipazione emotiva, un interiore dinamismo, un’energia vitale, uno slancio affettivo, per cui si lascia prendere da ricordi, eventi che appagano il suo animo assetato d’amore e di speranze in una palingenesi dell’umanità fondata sulla solidarietà e sulla concordia.


Giuseppe Anziano

I grandi valori, opposti al fallimento della politica italiana, che dopo oltre 150 anni di unità nazionale non ha ancora affrontato in maniera strutturale la questione meridionale, e la fede come ultimo baluardo alle miserie esistenziali fanno da sfondo a una storia dei giorni nostri. Chiara è giovane, laureata e di belle speranze, ed è cosciente di avere poche opportunità di trovare un’occupazione nella sua città natale, Salerno. Per questo motivo si trasferisce nel Nord Italia, in Piemonte, e qui ritrova Marco, con cui inizia una nuova vita.